IL CASO CIRO GRILLO
I mass media continuano incessantemente a commentare e raccontare nuovi dettagli riguardo alle indagini sul presunto stupro di gruppo in cui è coinvolto Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5s, e tre suoi amici.
Il fatto di cronaca è a tutti noto due giovanissime studentesse di Milano, nel luglio 2019, scelgono la Sardegna per la loro vacanza estiva.
Una sera decidono di trascorrere una serata in Costa Smeralda, in particolare nel noto locale Billionaire, ed è qui che conoscono la comitiva di Ciro Grillo.
Silvia e Roberta, nomi fittizi, alloggiano in un b&b che si trova in Costa Smeralda ma in una località il cui tratto da percorrere a piedi è lontano rispetto al luogo dove si trova la movida sfrenata, ed è anche per questo motivo che accettano di trascorrere la notte a casa dei quattro ragazzi vista l’assenza di taxi disponibili a tarda notte per tornare nel loro alloggio.
Ed è proprio in quella villetta che si sarebbe consumata la presunta violenza.
VIOLENZA O DIVERTIMENTO?
Nelle scorse settimane, in maniera assolutamente inappropriata, Beppe Grillo ha pubblicato un video in difesa del figlio e degli amici, descrivendo il figlio Ciro ed i suoi tre amici come: “ quattro coglioni che vogliono divertirsi”.
La parola divertimento (ovvero svago, passatempo) viene usata in maniera assolutamente inappropriata in quanto non può essere legata ad contesto in cui una ragazza dice: “ no grazie, non voglio che mi tocchi, che mi baci….”
Le critiche, a ragion veduta, sono state numerose in quanto ha rilanciato la tesi del rapporto consenziente all’interno di un contesto di divertimento in cui, peraltro, tutti i presenti avevano assunto elevate dosi di alcol.
Ed ecco che i conduttori dei vari programmi televisivi hanno fatto a gara per mandare in onda la ricostruzione del racconto delle due ragazze coinvolte nella serata della presunta violenza suscitando sgomento negli ascoltatori ed elevati ascolti.
Entrare nei dettagli di quella sera, nei racconti intimi di Silvia,lo lasciamo fare alla magistratura, focalizziamo l’attenzione su come il rapporto uomo-donna sia cambiato ma soprattutto sul significato di “consenso” della donna nel compimento dell’atto sessuale che sembra essere ai più sconosciuto.
Nel corso degli anni la dialettica fra uomo e donna ha subito profonde trasformazioni, basti pensare agli anni sessanta, nel pieno boom economico, dove gli sguardi, gli apprezzamenti di un tempo, nei confronti della donna, venivano considerati puro corteggiamento, oggi sono diventati oggetto di studi socioculturali.
Certo è che bisogna distinguere il corteggiamento e gli apprezzamenti da quello che è un ricatto sessuale a tutti gli effetti, anche se oggi a seguito del “politically correct” non è sempre scontato o facile da comprendere.
IL POLITICALLY CORRECT
Eva Cantarella, storica dell’antichità, difatti, sostiene che nella società di oggi, un complimento rischia di essere considerata una molestia.
Ed ancora, lo psicologo Gastaldi, asserisce che codificare lo sguardo, rende il corteggiamento un campo minato.
Possiamo bussare alla porta dell’altro, anche con insistenza, ma alla fine dobbiamo essere invitati ad entrare.
Possiamo aggiungere a questa affermazione anche il concetto di FERMARSI quando ci si rende conto che l’altra persona non desidera un approccio più intimo.
Sicuramente nell’odierna società, il corteggiamento è diventato complicato, così come relazionarsi con l’altro sesso, ma imparare ad accettare un NO assume ancora di più un significato importante.
E’ paradossale come si sia passati dal niente al tutto in breve tempo e come dal corteggiamento, “dall’amor cortese”, si sia arrivati repentinamente alla violenza di gruppo.
E’ normale che lo stile di vita si evolva e con esso la modalità di relazionarsi con l’altro, ma non è questo che fa paura. Quello che spaventa è l’indifferenza della gente e il senso di abbandono frammisto al pregiudizio nei confronti della donna abusata.
Nel nostro paese, difatti, sono ancora radicati troppi stereotipi e pregiudizi che fanno ritenere che alla presenza di alcuni elementi si deduca necessariamente il consenso della donna, secondo l’inferenza logica del “se A, allora B”, dove A è sempre una condotta della vittima – es. quella di accettare di recarsi nell’abitazione di un soggetto, accettare di baciarlo , ecc..– e B è, appunto, il consenso.
Non è, quindi difficile, imbattersi in sentenze che assolvono l’imputato perché la persona offesa, alterata dall’alcol, non ha saputo manifestare il proprio dissenso. Ed il “povero” imputato oltre a rimanere impunito rimane assolutamente convinto in buona fede di non avere commesso alcun fatto.
La disponibilità all’ interazione sessuale non può darsi come ipotesi di default ma è quello cha hanno fatto quei quattro amici in quella sera di estate, forse convinti in buona fede che vi fosse il consenso della ragazza?
E’ necessario, pertanto, che arrivi chiaro il messaggio che presupposto ineludibile affinché un rapporto sessuale non configuri il reato di violenza sessuale è la sussistenza del consenso, che deve perdurare durante tutto il rapporto sessuale, potendo quindi venir meno il consenso inizialmente prestato a causa di un successivo ripensamento ovvero per la non condivisione delle forme e delle modalità di consumazione del rapporto.
Per far si che ciò avvenga bisogna che la famiglia, la scuola e i mezzi di comunicazione intervengano attivamente a diffondere la cultura del rispetto della donna poiché il riconoscimento della parità dei diritti non sempre corrisponde ad un reale rispetto di essi: la violenza fisica e psicologica che ancora colpisce molte donne e ragazze entro e fuori le mura domestiche ce ne da conferma.
BASTA CON I PREGIUDIZI SULLA DONNA
In questo modo, dobbiamo cercare di sradicare quelle radici malsane, che vogliono la donna come un essere inferiore, peccatrice, provocatrice, troppo truccata, poco vestita, troppo sveglia, poco docile, troppo e poco, due avverbi ed aggettivi che vengono utilizzati in modo discontinuo nell’atto di giustificare dei comportamenti illeciti nei confronti della donna.
I mezzi di comunicazione, inoltre, contribuiscono a creare un modello femminile svuotato di contenuti ed eccessivamente affidato ad una dimensione stereotipata della corporeità che influenza negativamente sia la costruzione dell’identità delle giovani donne sia la percezione da parte degli uomini che ritengono di essere autorizzati a mortificarne il corpo e la sessualità.
Ciro Grillo ed i suoi amici, figli di questa società, hanno una percezione del sesso femminile in linea con il modello creato e voluto dalla nostra società: un corpo vuoto privo di qualsiasi volontà in grado di soddisfare qualsiasi desiderio maschile .
Tornando a Silvia, che ha impiegato 9 giorni per denunciare Ciro Grillo ed i suoi amici (qualcuno dovrebbe dire a Beppe Grillo che il tempo è un concetto relativo) e che il prendere coscienza di avere subito uno stupro o una qualsiasi forma di violenza, fisica o verbale, richiede il proprio tempo per essere metabolizzata.
Non basta di certo un velo per coprire la verità.Così come non può bastare etichettare “ quattro giovani come quattro coglioni che vogliono divertirsi”, per nascondere un NO! NON VOGLIO!
di Teresa Inzerillo e Federica Rocchi
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