BABY KILLER. I SEGNALI PREMONITORI

| Attualità, Criminologia

Perchè un minore di età diviene un aggressore seriale o addirittura un serial killer?

Dal nostro punto di vista le risposte devono provenire dalla criminologia.

L’APPORTO DELLA CRIMINOLOGIA

Perchè dalla criminologia e non dalle scienze di settore?

Perchè la criminologia  (scienza vastissima dai confini ancora incerti) studia il fenomeno criminoso nella sua complessità, considerando qualunque prospettiva attenga il crimine.  In essa si sovrappongono diverse discipline. La interdisciplinarietà è sua caratteristica precipua. Diritto, sociologia, antropologia, psicologia, psichiatria, biologia, medicina, statistica, scienze economiche: questo in breve l’elenco delle varie discipline che si sovrappongono nello studio del crimine.

Quindi solo dalla criminologia possiamo trovare quella sorta di sincretismo che permette di affrontare il fenomeno criminale sotto tutti i punti di vista.

Nel precedente articolo https://www.hdemos.it/lorrore-del-male-i-baby-killer/ abbiamo illustrato i casi di Mary Bell e Jesse Pomeroy.

Purtroppo l’elenco dei baby killer è vastissimo.

Mary Bell e Jesse Pomeroy, sono diversissimi tra di loro, non fosse solo per il tempo in cui sono vissuti, ma nonostante ciò  presentano diversi elementi che li accomunano.

Jesse Pomeroy era un giovane adolescente con evidenti problemi fisici che lo devono aver allontanato dalla comunità di pari che frequentava.

Mary Bell, diversamente era una bambina dal viso angelico, bellissima.

Entrambi però hanno subito gravi abusi in infanzia; Jesse Pomeroy veniva brutalmente denudato e frustato a sangue dal padre.

La Bell, più volte ha subito lesioni che l’hanno condotta in Ospedale, ipotizzando in capo alla madre la Sindrome di Munchausen per procura. Però la signora Bell, prostituta di basso rango, è andata oltre,  concedendo  al ludibrio dei suoi clienti, sin dalla primissima infanzia, la sua giovane figlia.

La madre della Bell, quando non abusava della figlia, la lasciava da sola. Mary Bell è cresciuta senza alcuna guida, libera di fare quello che voleva. La sua frequentazione a scuola era saltuaria.

Anche Jesse Pomeroy deve essere cresciuto senza punti di riferimento, il padre abusava di lui ed era un alcoolista e la madre lavorava tutto il giorno. Non andava a scuola.

Nei sobborghi di una città in espansione come Charlestown poteva girare liberamente senza essere controllato da nessuno.

Entrambi, dopo atti di violenza e vandalismo, hanno ucciso in modo terribile due adolescenti, esplicando una aggressività ed una violenza patologica, inusuale per la loro età,  Pomeroy aveva 14 anni la Bell solamente 11.

Se non fossero stati arrestati avrebbero, certamente ,ucciso ancora.

Ed allora cerchiamo di analizzare quali possano essere i fattori e i sintomi premonitori della violenza nei bambini, al fine cercare di capire come possano essere evitati casi come quelli di Pomeroy o della Bell.

LE CAUSE DELLA VIOLENZA NEI MINORI

Vi sono degli studi che cercano di mettere in relazione i fattori genetici con quelli fenotipici.

Vi sono dei casi , davvero singolari, dove davvero è difficile capire il perché un uomo o una donna divengano aggressivi e violenti, trasformandosi in essere sadici, in  predatori , in violentatori ed assassini.

L’aggressività e la violenza sono due fattori determinanti per lo studio dei comportamenti devianti.

Non esiste serial killer o aggressore seriale che non si sia dimostrato aggressivo e violento.

E’ un binomio inscindibile.

Quindi, l’analisi del comportamento deviante non può prescindere da affrontare in modo approfondito il tema dell’ aggressività, a partire dalla sua definizione ed alle diverse modalità con cui essa si manifesta a secondo della fase dello sviluppo individuale. [1]

La propensione a livello genotipico a sviluppare un comportamento aggressivo potrà manifestarsi a livello fenotipico  solo se l’ambiente sarà caratterizzato da una serie di fattori di rischio quali ad esempio modelli educativi carenti, violenza familiare o vivere in un quartiere degradato (per Pomeroy e la Bell riscontriamo tutti questi elementi) .[2]

Le variazioni fenotipiche (causate da variazioni genetiche ereditarie di base) sono un pre-requisito fondamentale per l’evoluzione e per la selezione naturale. Infatti la selezione naturale incide indirettamente sulla struttura genetica di una popolazione avendo come principale riferimento il fenotipo, che determina l’adattamento di un individuo all’ambiente.

Senza variazione fenotipica non ci sarebbe nessuna evoluzione per selezione naturale.

L’aggressività non deriva solo dal fattore genetico,

Sotto il profilo soggettivo non si può non tener conto di fattori essenziali per lo sviluppo della personalità dell’individuo, come il quoziente intellettivo intellettivo, la regolazione emotiva, la percezione dell’ autoefficacia personale , il livello di autostima il temperamento.

Sotto il profilo oggettivo, si dovrà tener presente l’influenza che l’ambiente esterno ha sull’ aspetto psicologico del minore. Per ambiente esterno intendiamo tutto ciò che si relazione con il minore, dalla famiglia, al rapporto con i pari, al background culturale e sociale in cui è immerso.

L’AGGRESSIVITA’

L’aggressività è presente in natura. Ma è sempre giustificata. L’animale è però aggressivo per istinto. L’uomo porta geneticamente dentro di sé un istinto aggressivo, che come quello degli animali, è in sostanza, finalizzato alla conservazione di sé stesso e del suo gruppo dai pericoli esterni. Però l’uomo, diversamente dagli animali, è dotato di un intelletto superiore e di una capacità di ragionamento ed astrattiva che dovrebbe portare ad accantonare la propria aggressività.

L’aggressività patologica può essere definita come quel comportamento intenzionale, finalizzato a provocare o a minacciare un danno fisico e psicologico a un essere vivente.

Come detto, l’aggressività può svilupparsi ed aumentare  laddove l’ambiente che circonda il minore viene caratterizzato da una serie di fattori di rischio, tra i quali possiamo evidenziare quello di  essere sottoposto a violenza familiare, ad abusi fisici e sessuali, a vivere in un ambiente degradato a  non avere modelli educativi di riferimento o averli di tipo negativo.

Tutte queste caratteristiche sono presenti nella storia criminogenetica dei baby killer di cui abbiamo raccontato la storia: Jesse Pomeroy e Mary Bell.

Nello studio del sviluppo dell’aggressività fondamentale importanza hanno un’altra serie di fattori che riguardano , in primis, lo sviluppo intellettivo del minore, anche se non vi è alcuna correlazione tra quoziente intellettivo e d aggressività .

In genere i serial killer sono soggetti più intelligenti della media.

Un altro importante marker è quello che riguarda la cd autoefficacia personale.

Ovvero il minore valuta quanto sono efficaci le strategie che mette in atto per raggiungere i suoi obiettivi. Se l’aggressività risulta utile al perseguimento di quello che desidera, il bambino comincerà a capire ed ad adottare, sempre più frequentemente,  questa condotta che gli permette di affermare la propria volontà.

Sia Pomeroy che la Bell avevano capito che l’aggressività gli permetteva di affermarsi sui propri pari e di ottenere con ciò, quello che volevano

Un altro importante fattore è osservare quanto il minore sia interessato al pericolo, alla ricerca del rischio.

Questo modo di comportarsi aumenta in maniera esponenziale la possibilità di trovarsi a ad affrontare situazioni limite le cui ripercussioni possono essere devastanti sotto ogni profilo, fisico, sociale economico.

Il sensation seeker, non pensa alle conseguenze convinto, sulla base di un incrollabile ottimismo che nulla di male potrà capitare a lui, ma, semmai , agli altri.

La sfida è uno degli elementi del sensation seeker che ha sempre bisogno di vivere con un alto livello di adrenalina nel corpo, tanto che diversi studiosi studio hanno concluso sostenendo che la ricerca di sensazioni forti negli adolescenti, fosse dovuta principalmente a una grande ipersensibilità, fondata sul livello delle catecolamine (dopamina, adrenalina etc..) e sulle caratteristiche del loro metabolismo.

Nella condotta della Bell (come in quella di molti serial killer, si pensi al Killer dello Zodiaco o al Golden State Killer), assistiamo ad una continua sfida con le Forze dell’Ordine.

Nel caso della Bell, appena adolescente, non sarà per gli investigatori difficile identificarla come il killer dei due bambini.

Nel caso degli adulti ciò diviene molto più difficile (e i due celebri serial killer sopracitati, non sono mai stati individuati)

Infine altra condotta che il minore potrebbe mettere in atto e non è assolutamente  da  sottovalutare, riguarda il modo di comportarsi che lo stesso ha cogli animali.

I maltrattamenti sugli animali sono un fenomeno diffuso e sono un chiaro segnale di aggressività e violenza interiori che trovano uno sfogo su esseri che non possono difendersi

Come abbiamo visto è lo stesso Jesse Pomeroy che ci racconta che quando veniva punito si sfogava sugli animali per sfogare contro di loro la rabbia che aveva accumulato (la rabbia è una sottocategoria dell’aggressività) .

Vi è da dire che studi effettuati in diversi Paesi  tra cui anche l’Italia, ha dimostrato che i bambini che hanno subito una qualche forma di violenza domestica, sono molto più portati a sfogare la propria aggressività nei confronti degli animali.

E qui torniamo all’influenza che l’ambiente esterno ha sulla psicologia del minore.

Tra bambini e bambine sin dalla prima infanzia si può constatare una grande differenza nella manifestazione della aggressività

I maschi esprimono l’ aggressività sia fisicamente che strumentalmente in modo più evidente  rispetto alle bambine che  manifestano l’aggressività in modo indiretto, per esempio con il pettegolezzo , il linguaggio o l’esclusione dal gruppo.

Quanto detto,  è stato dimostrato da un interessante esperimento tenuto in una scuola materna americana. Con l’autorizzazione delle Autorità, della Scuola e di ogni singolo genitore, sono state installate , in un parco giochi,  telecamere e microfoni nascosti.

Il risultato  ha permesso di constatare che le bambine agiscono in modo aggressivo al pari dei maschi e successivamente se intervistate negano di essersi comportate male , diversamente dai maschi che generalmente ammettono quanto fatto.

Mary Bell, era conosciuta a scuola come una mentitrice patologica, tanto che quando apertamente dice di aver ucciso il bambino, nessuno le crede, era una dissmulatrice, negava ogni evidenza.

CONCLUSIONE

La grande difficoltà nel riconoscere i segnali premonitori dell’aggressività in un bambino e/o adolescente (va subito detto che per ogni fase della crescita differenti sono i segnali che si devono cogliere) è che i soggetti che sono preposti all’osservazione sono in un primo momento i genitori che non hanno gli strumenti per capire se una condotta sia più o meno nella norma. I padri tendono a considerare quasi normale l’aggressività in un bambino di due anni sottovalutando l’aggressività di un bambina di pari grado.

Diviene fondamentale agire nel momento in cui i  bambini escono dall’alveo genitoriale per andare all’asilo e poi a scuola , cominciando il proprio percorso di socializzazione e il confronto coi pari grado.

Questo è il momento fondamentale per capire ed intervenire.

I docenti e tutti coloro i quali sono a contatto con i minori dovrebbero sapere riconoscere tutte quei segnali e quelle condotte che potrebbereo far presagire che il minore sia stia ponendo in una situazione soggettiva ed oggettiva di rischio.

L’ausilio di un esperto in psicologia sarebbe auspicabile in tutte le scuole, di ogni ordine  e grado.

E’ ovvio che laddove il minore sia abbandonato a se stesso come Pomeroy (che imparerà a scrivere in carcere) o la Bell, del tutto abbandonata dalla madre, si è ad altissimo rischio che vengano adottate condotte devianti, aggressive e violente non più recuperabili

[1] Chiara A. Ripamonti. La devianza in adolescenza. Il Mulino 2011

[2] Da Wikipedia

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